Alimenti che hanno subito uno o più trattamenti a livello industriale che ne hanno modificato le proprietà organolettiche quali: l’aspetto, l’odore, il colore e il sapore, con l’obiettivo di creare un prodotto completamente nuovo e di maggior gradevolezza, appetibilità e sicurezza, ma che non può essere definito sano dal punto di vista nutrizionale.
L’utilizzo cronico di questi cibi è responsabile della comparsa di numerose patologie: cardiovascolari (ictus, infarti), metaboliche (diabete di tipo II, sovrappeso, obesità), neurodegenerative, infiammazione con disbiosi (data dall’alterazione del microbiota intestinale), stress ossidativo (determinato da una ridotta tolleranza immunitaria), fino alla comparsa delle patologie neoplastiche.
Alcuni esempi di UPF sono i cereali per la colazione, gli snack salati, i prodotti a base di carne ricostituita come i würstel, le pietanze surgelate preconfezionate, le bibite analcoliche e/o zuccherate, le bevande alcoliche distillate e gli integratori.
Questi prodotti sono costituiti da elevati livelli di zuccheri semplici, alto carico glicemico, grassi saturi e molto sale, il che li rende alimenti cattivi sia dal punto di vista nutrizionale che qualitativo, compromettendo una dieta sana e la salute umana.
La maggior parte degli ingredienti che compongono un alimento ultra-processato sono additivi, come conservanti, stabilizzanti, emulsionanti, solventi, dolcificanti e coloranti. Un’assunzione abbondante e costante nel tempo di questi composti chimici è altamente sconsigliata dal punto di vista nutrizionale, poiché potrebbe determinare la comparsa di numerose patologie non trasmissibili, come sovrappeso e obesità, influendo negativamente sulla qualità di vita del soggetto.
Inoltre, incrementare l’assunzione di grassi saturi, grassi trans, zuccheri liberi e sodio, presenti in questi cibi, va a ridurre inevitabilmente l’apporto di altri macronutrienti e micronutrienti fondamentali, quali le fibre solubili e insolubili, le proteine, il potassio e molti antiossidanti che ritroviamo nei cereali di tipo integrale, in frutta e verdura, nel pesce e nella frutta a guscio.
La classificazione NOVA suddivide gli alimenti in quattro gruppi principali in base al loro grado di lavorazione:
🔸 Alimenti non trasformati o minimamente trasformati come frutta e verdura, latte, uova, carne e pesce;
🔸 Alimenti lavorati come olii, burro, strutto, miele, zucchero e sale;
🔸 Alimenti trasformati come pesce in scatola o legumi, tipicamente prodotti aggiungendo sale, olio o zucchero, utilizzando metodi di conservazione come inscatolamento e imbottigliamento;
🔸 Alimenti ultra-processati che comprendono formulazioni di ingredienti prodotti attraverso una serie di processi industriali.
I livelli più bassi di consumo di UPF nel mondo sono stati osservati in Italia con circa il 10% di energia ottenuta da questi prodotti, per un totale di 181,5 g/die di assunzione di UPF.
La carne lavorata (19,8%), la pizza (16,8%) e le torte (13,4%) sono gli alimenti consumati più frequentemente.
La percentuale nettamente inferiore dell’Italia rispetto gli altri paesi del mondo è dovuta principalmente ad un’attinenza maggiore alla dieta mediterranea ricca in: cereali integrali contenenti molte fibre e con un indice glicemico minore rispetto ai non integrali; proteine di medio / alto valore biologico contenenti tutti gli aminoacidi essenziali, come i legumi (fagioli, lenticchie, ceci); grassi prevalentemente di origine vegetale come l’olio d’oliva (grasso monoinsaturo) o la frutta a guscio (grasso polinsaturo); il pesce ricco di omega-3; frutta e verdura in abbondanza che apportano molte vitamine e sali minerali; latticini come yogurt magro e formaggi freschi; maggior consumo di carne bianca (pollo, tacchino, coniglio) a discapito di quella rossa (maiale, cavallo, agnello); vino rosso ricco di polifenoli come il resveratrolo.
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